SALA 5 - LA PAURA NELL' ARTE


Anche a causa della recente pandemia, una PAURA indistinta di tutto, ha ridotto le capacità di PENSIERO e di AZIONE in molti. E ha, poi, cancellato la capacità di giudizio e di elaborazione originale delle informazioni in molti altri. 

Questa mostra espositiva è nata con il duplice scopo di RACCONTARE la paura, così com'è stata rappresentata, nel corso dei secoli, da tanti artisti importanti, attraverso le loro opere pittoriche e di OFFRIRE VIE D'USCITA per non restare soffocati da questo sentimento che ci impedisce di fare scelte, di andare avanti, di non mollare, di ... provare.

CHE COS'E' LA PAURA?

Ma, innanzitutto tutto, cerchiamo di capire cos'è questo sentimento che appartiene a tutti e che tutti, nel corso della vita, prima o poi proviamo: 

Nell' ENCICLOPERIA TRECCANI la paura viene così descritta: 'Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso. Più o meno intenso, secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente'.

Potremmo, insomma, dire che la paura è un'emozione primaria, presente da sempre sia nel genere umano che nel regno animale. Come tutte le emozioni, la paura ha una funzione adattiva, protegge infatti l'individuo di fronte a un pericolo o a una minaccia (reale o immaginaria che sia) ed è preziosissima sin dai primi anni di vita.

MA COM'E' STATA RAPPRESENTATA LA PAURA NELL' ARTE?

IL QUADRO PIU' FAMOSO AL MONDO CHE RAPPRESENTA BENE LA PAURA: ' L'URLO ' di Edvard Munch 

Così nacque questo dipinto, raccontato dallo stesso artista:

"Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo... Mi fermai e guardai al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando. Questo è diventato L'urlo"  - Edvard Munch

Esistono più versioni dello stesso soggetto realizzate nel corso degli anni da Munch: la prima versione de L'urlo di Munch viene realizzata nel 1983, anche se si tratta di un tentativo embrionale che andrà a confluire nel secondo adattamento in pastello su cartone che viene alla luce nello stesso anno. Due anni dopo concepisce la terza versione creata mediante la stessa tecnica della precedente, e infine nel 1910 ecco l'ultima veste de L'urlo che presenta l'uso di tempera su pannello.

Ma dove è possibile ammirare oggi questo celeberrimo quadro? Grazie alla monumentale operazione di raccolta e archiviazione della grande produzione dell'artista norvegese è possibile trovare una delle versioni nel nuovo Museo Munch di Oslo: 

https://www.munchmuseet.no/ 

ALTRE RAPPRESENTAZIONI PITTORICHE DELLA PAURA

DIPINTO N 1: "Scudo con testa di Medusa"  dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio, realizzato circa nel 1598, oggi conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Esistono due versioni della testa di medusa Caravaggio: una conservata a Firenze (in foto) e una facente parte di una collezione privata a Milano.

La Medusa è rappresentata tagliata dal corpo - con il sangue che fuoriesce dal collo e "urla tutto il suo terrore". Gli occhi sono spalancati e trasmettono il terrore prima della morte. La fronte corrugata, la bocca spalancata e il fondo oscuro dell'interno, sono enfatizzati dalla luce che  evidenzia anche l'orrore della capigliatura di serpi.

DIPINTO N 2: Saturno che divora i suoi figli (Saturno devorando a su hijo) è un olio su intonaco trasportato su tela (146×83 cm), dipinto da Goya nel 1821-1823 e conservato al museo del Prado di Madrid.

L'opera rappresenta una scena raccapricciante e terrificante: Saturno divora uno dei suoi figli appena nati. Saturno è rappresentato con le fauci spalancate, gli occhi che paiono uscire dalle orbite, le mani che lambiscono il corpo sembrano delle morse dalla forza disumana - un atto di violenza che prende lo stomaco. La drammaticità della scena è amplificata dallo sfondo nero e dalle pennellate forti e intense.

DIPINTO N. 3:  Studio dal ritratto di Innocenzo X è un dipinto di Francis Bacon del 1953, custodito all'Art Center di Des Moines, in Iowa.  L'opera mostra una figura distorta e deformata basata sul Ritratto di Papa Innocenzo X, dipinto da Diego Velázquez nel 1650; fa parte di una serie nutrita di dipinti sullo stesso tema, creati da Bacon tra il 1950 e i primi anni del decennio successivo, per un totale di quarantacinque quadri. 

Innocenzo X è dipinto principalmente con i colori bianco e viola. Il papa è mostrato con la bocca spalancata in un urlo, mentre si tiene saldamente ai braccioli del trono; che è, quest'ultimo, molto stilizzato, reso con il solo utilizzo del colore giallo. Lo sfondo è formato da un colore nero che fa risaltare la figura del pontefice. Tutto il dipinto è ricoperto di passate verticali di colore più chiaro, le quali rappresentano i tendaggi originalmente alle spalle di Innocenzo X, ora resi trasparenti.

DIPINTO N. 4: Frida Khalo - Niña con máscara de calavera, una bambina che indossa la maschera della morte. Probilmente un'autoritratto all'età di quattro anni. La bimba indossa una maschera per la celebrazione del giorno dei morti in Messico. Tra le mani la tiene un tagetes, un fiore che viene spesso portato in offerta ai defunti nei giorni della festa dei morti. A terra troviamo una seconda maschera - questa è mostruosa - raffigurante una tigre, simbolo di sacrificio. Questa seconda maschera ci dà la vera chiave di lettura del dipinto: un rimando all'esperienza dell'aborto.  Frida soffrì molto per la scelta di Diego Rivera di non avere figli e per questo motivo Frida abortì più volte. Questo dipinto ci trasmette tutto l'orrore e il senso di colpa dell'artista messicana. E' uno dei dipinti più inquietanti di Frida.

DIPINTO 5: L'incubo (The Nightmare) è un dipinto a olio su tela (75,5×64 cm) di Johann Heinrich Füssli, realizzato nel 1781 e conservato al Detroit Institute of Arts, negli Stati Uniti d'America. L'incubo offre simultaneamente una visione sia soggettiva che oggettiva del soggetto dipinto, raffigurando sì una donna che sogna (il soggetto) ma anche il sogno stesso (l'oggetto). 

La scena è ambientata in una stanza da letto in penombra, brulicante di oggetti, tra i quali vi sono un libro, una fiala ed uno specchio poggiati su un tavolo. In primo piano è collocata una giovane fanciulla dormiente, abbandonata sul suo letto, in una posa scomposta e innaturale che sottolinea il suo travaglio interiore: il volto appare sofferente, le braccia e la testa abbandonate alla forza di gravità, la carnagione è pallida, e magari trae in inganno chi lo guarda a pensare che sia morta e non semplicemente addormentata. 

L'inverosimile posizione in cui è riversa, supina, si pensava addirittura che stimolasse gli incubi. I colori chiari e brillanti che caratterizzano la figura femminile sono in netto contrasto con i rossi, gialli ed ocra dello sfondo; qui, inoltre, Füssli mostra un sapiente utilizzo del chiaroscuro, con il quale dà vita ad una serie di contrasti molto forti tra ombra e luce. L'interno raffigurato è à la page e contemporaneo al pittore, con tanto di drappeggi di velluto cremisi dietro al letto che si aprono come un sipario, lasciando emergere la portatrice dell'incubo: si tratta di un'inquietante cavalla spettrale, con gli occhi orbi, vuoti e vacui. Molto probabilmente la tela fu ispirata da esperienze di sogni ad occhi aperti sperimentate sia da Füssli che da suoi contemporanei.

DIPINTO 6: L'uomo disperato è un autoritratto olio su tela del 1843-1845 di Gustave Courbet, realizzato all'inizio del suo soggiorno a Parigi. Ora è nella collezione privata del Conseil Investissement Art BNP Paribas, ma è stato esposto nella mostra Courbet del Musée d'Orsay del 2007. Occhi sgranati, espressione spaventata: sembra che stia assistendo ad una catastrofe senza proporzioni...

DIPINTO 7: La madre morta e la bambina - Edvard Munch  - 1897-1899, olio su tela, Oslo, Munch Museet - Il dipinto raffigura la piccola Sophie in preda alla disperazione davanti alla morte della madre. L'evento è un ricordo traumatico legato all'infanzia del pittore. Munch perse la madre quando aveva soli 5 anni, e gli rimase impressa l'immagine della sorellina che si tappava le orecchie, voltando le spalle al letto di morte, come a voler rifiutare l'inaccettabile verità.

DIPINTO 8:   Salvador Dalí -  Le visage de la guerre (El Rostro de la Guerra) 1940, olio su tela, 79 x 64 cm. - Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen - Con questo dipinto Salvador Dalì  si riferisce alla distruzione causata dalle guerre. Fu dipinto negli anni della guerra civile spagnola e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante questo assume un carattere universale. I teschi si replicano all'interno delle cavità in modo infinito. Questo continuo rimando di morte sta forse a significare la perenne presenza della guerra nel destino dell'umanità. 

DIPINTO N 9: L' Ansia (Ansietà, Angoscia) - Edvard Munch - 1894 - Olio su tela, 94 cm x 74 cm - Lo sfondo è formato da un cielo di colore rosso e giallo, ed è mosso dalle linee asimmetriche ed irregolari. In lontananza due navi solcano un mare che riflette il cielo incendiato. In questo contesto paesaggistico Munch rappresenta una processione di uomini e donne, muti e con gli occhi sbarrati. Le figure sono come chiuse in un mondo inaccessibile. 

DIPINTO N 10: L'uomo fatto impazzire di paura - Olio su tela - (1843 - 1845) - Autore: Gustave Courbet - Museo Nazionale di Arte, Architettura e Design - Oslo. 

DIPINTO N 11: Escapando de la crítica (Sfuggendo alla critica) (1874) - Autore: Pere Borrell del Caso (Puigcerdà, 1835 - Barcellona, 16 maggio 1910)  pittore, illustratore e incisore spagnolo. Famoso proprio per questo dipinto. Il quadro raffigura un giovane in un momento di fuga, messo in evidenza dalla camicia che indossa, scivolata sulla sinistra scoprendogli la spalla. La posa assunta è immortalata nel momento in cui cerca di evadere dalla cornice che lo imprigiona; si affaccia verso l'esterno con uno sguardo attento, vigile, dato dai suoi occhi sgranati. E' una fuga dall'irreale verso il mondo tangibile.

Non è da sottovalutare il titolo fuga dalla critica, che qui ha proprio lo scopo di indirizzare l'osservatore verso una precisa interpretazione; il soggetto è in fuga dalla critica, ma quale? Anche se non ci è dato sapere se si tratti di quella artistica, filosofica, scientifica o letteraria certo che scappare da essa significa rifugiarsi o mettersi in gioco, cercando di non sentire il peso che essa esercita o per paura o per cosciente rifiuto.

COME GOVERNARE LA PAURA

Ma si può vincere o governare la PAURA? Una cosa è certa: non è possibile vincere la paura usando la ragione, le emozioni seguono delle logiche diverse da quelle razionali. Si può, invece, trasformare la paura in forza. La prima cosa da ricordare è che la nostra mente tende a focalizzarsi sul pericolo imminente e non sul rischio a lungo termine. Per questo quando si provano forti emozioni, solitamente, si cerca di scaricare l'ansia attraverso comportamenti impulsivi. Pensare alle conseguenze future delle proprie azioni è l'unico modo per interrompere sul nascere le reazioni emotive che rischiano di peggiorare le cose. La convinzione di non farcela, di non essere all'altezza, di non avere risorse sufficienti può essere paralizzante. L'effetto peggiore di questa credenza limitante è quella di bloccare qualsiasi tentativo di azione nei confronti di una situazione spiacevole, con il rischio di subirla passivamente. Solo se guardiamo in faccia la paura possiamo affrontarla e domarla. Se non lo facciamo, negandola o reprimendola, il rischio è quello che la paura ci porti proprio nella direzione che vorremmo evitare. 

Ma a questo punto è giusto dire che sono vari i modi di approcciarsi a questo 'problema': con un approccio 'psicologico' (qui sopra appena accennato), con un approccio 'religioso / di fede', con un approccio 'condizionato dalla tradizione e dalle credenze' nate in certi contesti sociali.

Approcci differenti per affrontare la paura che anche la pittura rappresenta in modo sublime. Qui di seguito ne proponiamo solo alcuni.


CRISTO PLACA LA TEMPESTA SUL LAGO DI TIBERIADE

Opera dipinta dal Tintoretto (pittore veneziano) nel 1570 circa ed esposta nella National Gallery of Art Washington

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)

In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Avete mai pensato che Gesù forse potrebbe aver architettato questa gita sfortunata proprio per mostrare ai discepoli che possono fidarsi di lui? Poco prima di questa scena, rappresentata dal Tintoretto, Gesù stava dormendo, e sono i discepoli che lo invocano perchè hanno paura. Quì fanno esperienza di come la paura in loro soffochi la fede. 

La paura dei pericoli e degli imprevisti della vita è uno dei motori che alimentano la fede, ma in realtà una fede debole e fragile. La fede che Gesù vorrebbe per i suoi discepoli si accompagna al coraggio, all'abbandono fiducioso e a una certa durezza nei confronti delle asperità della realtà.

Il dipinto del Tintoretto è un esempio di manierismo, uno stile artistico europeo che esaspera le proporzioni e favorisce la tensione compositiva. Questo può essere visto nelle posizioni espressive delle figure e nel colore tenue ma intenso del mare e del cielo. Inoltre la scena è stata fatta per apparire eccessivamente drammatica piuttosto che realistica. La vernice è sottile e Tintoretto utilizza la luminosità estrema intensificando l'oscurità e lo splendore. Lo splendore sembra provenire da una sorgente luminosa, compressa e diretta. (da Wikipedia) 


"Sky Meditation" dell'artista statunitense Michael Parkes

Qui già parliamo di CORAGGIO. E come disse Ambrose Redmoon: "Il coraggio non è la mancanza di paura, ma la consapevolezza che esiste qualcosa di più importante della paura stessa". In quest'opera la fanciulla vestita di bianco è posta accanto a una tigre. Entrambe, fanciulla e tigre, poggiano la loro concentrata figura sul capo di un demone (del genere di quelli posti sui doccioni delle cattedrali gotiche come figure esorcizzanti forze maligne). I capelli e l'orlo dell'abito della fanciulla si muovono verso l'alto, come sospinti da un vento, ma non c'è traccia di paura, nessuna esitazione nella sua figura, soltanto equilibrio e concentrazione e la libertà di sapere affrontare ciò che appare minaccioso senza dovere fuggire spaventato. Così come non c'è traccia di ferocia nella tigre che anzi qui sembra simbolizzata nella sua qualità di forte protettrice.

Bianco è l'abito della fanciulla, come quello degli iniziati. Blu cielo intorno e qualche nube. Proprio tra le nubi più scure una luce dorata compare.

Il coraggio, dunque, è avere cuore. Chi possiede il cuore del coraggio possiede libertà. La libertà anche di decidere di provare, di lanciarsi, di buttarsi in una nuova avventura. Di non stare fermo. Di vivere!


Helena Perez Garcia - LA PAURA DI INVECCHIARE

Donna allo specchio

Opera pittorica di Helena Perez Garcia - Donna allo specchio - Guazzo su carta - Opera esposta a Barcellona nel 2017.  Helena Pérez García (1987, Siviglia) è un'illustratrice e designer che vive a Londra dal 2012. Ha studiato Belle Arti a Siviglia e ha completato la sua formazione a Valencia. Dopo aver completato un Master di specializzazione in Graphic Design e Illustrazione, si trasferisce a Londra, dove attualmente vive e lavora. 

Quando si parla di paura di invecchiare in psicologia si può far riferimento a molte circostanze differenti. Nella prima ipotesi, la paura di invecchiare è del tutto fisiologica e compare tra i 30 anni e i 40 anni, alla comparsa delle prime rughe e viene percepita come il timore di un cambiamento fisico.

In questo contesto, se il timore è fine a se stesso e non preclude nulla al soggetto, si tratta di una circostanza del tutto normale: il corpo si sta trasformando e l'individuo sta iniziando ad accettare il cambiamento, facendolo con una puntina di timore. Molto diversa è la condizione patologica, dove la paura di invecchiare non conosce età. In questo caso, l'esordio può essere più che precoce, anche prima dei 20 anni.

La paura di invecchiare, in psicologia, può prendere diverse connotazioni patologiche. In base ai sintomi correlati e al vissuto del soggetto, si può parlare di sindrome di Dorian Gray (riguarda principalmente i giovani), di geracoscofobia (riguarda soprattutto le persone più mature e può comparire tra i 40 e i 50 anni a seconda della percezione della propria immagine) o di un disagio legato al controllo (non conosce età) o legata alla paura di morire. Partiamo dalla paura di invecchiare legata alla perdita di controllo... ma precisiamolo: la paura dell'invecchiamento non è una peculiarità solo femminile, riguarda l'uomo quanto la donna soprattutto quando si parla di geracoscofobia.

L'immagine del corpo è qualcosa che si costruisce nel tempo. E' un percorso costante, continuo e complesso che dura tutta la vita. Creare un rapporto equilibrato e armonico tra il Sè e il Corpo non è sempre facile e scontato e la vecchiaia è l'ennesima sfida da affrontare, al pari dell'ossessione per i chili di troppo o per la perdita dei capelli! Spesso, il rapporto tra "sé e corpo" è tormentato se l'individuo non ha costruito una buona base di autostima o se non ha un Io ben strutturato. 

(Anna De Simone - Psicologo, divulgatore di scienze e tecniche psicologiche, neurobiologia e genetica comportamentale. Scrittore e Fondatore di Psicoadvisor - https://psicoadvisor.com/author/annads  )  


La Coccinella, il Gufo, il Cornetto... ma anche la Luna crescente ......

Tutti portafortuna o, comunque, amuleti o simboli che scacciano la paura...  almeno così, sono considerati in certe culture popolari !

La Nave dei folli

dipinto a olio su tavola (57,9x32,6 cm) di Hieronymus Bosch - 1494 circa  - Conservato nel Museo del Louvre di Parigi. 

Nel tardo medioevo e del Rinascimento, la luna era considerata portatrice di fertilità e di abbondanza, un presidio contro il malocchio e persino un antiepilettico. Hieronymus Bosch nella Nave dei folli dipinge la luna nella fase crescente, su una bandiera posta al culmine dell'albero maestro di un vascello. 

L'artista fiammingo, che eseguì quest'olio su tavola nel 1494 circa, colloca i suoi piccoli personaggi all'interno di un'imbarcazione che va interpretata quale simbolo dello Stato, della Chiesa, della fede o della vita. La navicella galleggia in un'acqua che si può associare alla limpidezza, al rinnovamento del proprio animo ma pure al pericolo o meglio al peccato, come ci ricordano le figure nude nel liquido cristallino.

A bordo, però, è anche rappresentato uno dei sette vizi capitali: la lussuria. Essa avvolge le figure al centro del quadro, un frate francescano ed una monaca che suona un liuto, i quali, cantando, tentano di morsicare una focaccia penzolante da una corda. Il liuto, va sottolineato, era simbolo dell'organo sessuale femminile, e suonarlo era ritenuto gesto di estrema lascivia, soprattutto da parte di una religiosa.

E su tutti questi significati si staglia quella bandiera, con l'effigie della luna crescente,  richiamo alla prosperità assoluta. L'albero della nave diviene allora albero di cuccagna, con un'anatra arrosto appesa, non lontana da uno dei pazzi che, coltello alla mano, cerca di appropriarsene. 

La luna, quindi, agisce pure sulle "acque della mente" dei folli.


CONCLUSIONE

Ci sembra di aver 'mostrato' qui alcune opere pittoriche sicuramente molto belle, interessanti per il loro significato e, forse ai più, sconosciute. Speriamo di aver svolto un buon lavoro. Un 'lavoro' che MUMA - MUSEO DI MALCONTENTA intende portare avanti, fin dal suo esordio nel web, con semplicità, senza nessuna pretesa accademica ma convinti che l'ARTE E LA CULTURA VANNO DIFFUSE IL PIU' POSSIBILE, con ogni mezzo.  Nel futuro Museo fisico, a memoria di questa mostra espositiva, sarà esposta una  delle tre copie esistenti al mondo  dell'opera pittorica del Tintoretto: 'Cristo placa la tempesta sul lago di Tiberiade'.

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